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prarte coi suoi sguadi scintillanti. — Eh! Eh! Che sono questi sospiri e questi lamenti? — Eh! Eh! è il signor Anselmo che vuol copiare i miei manoscritti.” Lo studente Anselmo non fu poco spaventato quando egli udì quella voce potente; poichè era la stessa voce che aveva gridato, il giorno dell’Ascensione, “Eh! Eh! Che cos’è questo mormorio, questo bisbiglio, ec.” Egli non potè nel suo spavento e nel suo stupore pronunciare una sola parola. — Ebbene che avete voi dunque signor Anselmo?” continuò l’Archivista Lindhorst (poichè l’uomo dalla giubba grigia non era che lui)” che cosa volete da quel sambuco, e perchè non siete voi venuto a casa mia per cominciare il vostro lavoro?”

Infatti lo studente Anselmo non aveva ancor potuto dominarsi a segno di ritornare nella casa dell’archivista Lindhorst, quantunque si facesse coraggio ogni sera; ma in quel momento ch’egli vide tutti i suoi bei sogni dissipati, ed ancora da quella voce nemica, che, un’altra volta gli avea rapita la sua amata, egli fu preso da una specie di disperazione, e proruppe