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che non lo pensavi, ed è ciò ch’io mi sforzo d’indicarti nella storia sorprendentissima dello studente Anselmo.
Così, com’è stato detto, lo studente Anselmo, a datare dalla sera in cui egli aveva veduto l’archivista Lindhorst, cadde in una specie di effervescenza penosa che lo rendeva insensibile al contatto del mondo esteriore; egli sentiva agitarsi dentro di sè, un certo non so chè che gli cagionava quella voluttà dolorosa che è il desiderio stesso, il desiderio con tutte le sue meraviglie e le sue speranze d’una vita migliore.
Quello ch’ei preferiva adesso era di errare solo attraverso ai boschi ed ai prati, e come staccato da tutto quello che lo incatenava alla sua bisognosa esistenza, di potere ritrovare e riconoscere sè stesso alla vista delle immagini svariate che si disegnavano nella sua anima. Così avvenne che un giorno ritornando da un passeggio lontano, egli si trovò presso a quel medesimo sambuco, sotto il quale, affascinato da un sortilegio, egli avea vedute tante cose straordinarie. Egli si sentì singolarmente attratto a quel letto d’erbetta, che era diventato per lui come