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lava in sospiri lamentevoli, e i giovani fiori toccati da quel soffio che prima li faceva vivere, languivano adesso e morivano sui loro steli. Il giovane Fosforo rivestì un’armatura raggiante, e combattè il dragone, che percotendo colla sua ala nera la corazza, ne faceva uscire dei suoni romoreggianti: questi suoni potenti rianimarono i giovani fiori, che si misero a volare come uno sciame d’api intorno al dragone: le sue forze lo abbandonarono; vergognoso e vinto, egli si nascose nelle profondità degli abissi. Il fior di giglio era liberato, il tenero adolescente Fosforo lo abbracciava con trasporto, i fiori, gli uccelli, anche le gigantesche roccie di granito intonarono un inno di gioja, e la salutarono regina della valle.

“Con buona licenza, questa è una gonfiezza di frasi tutta orientale, onoratissimo signor archivista! disse il registratore Heerbrand; e noi vi avevamo pregato, se non m’inganno, di raccontarci secondo il solito, qualche avventura della vostra meravigliosa vita, per esempio, uno dei vostri viaggi, ma noi vi domandavamo qualche cosa di veri-