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vano come labbra incantevoli per ricevere i soavi baci del padre suo.

Allora una luce brillante discese nella valle; era il giovane Fosforo. Il giglio lo vide e sospirò con voce tenera ed appassionata: “Sii mio per sempre, bel giovanetto! poichè io ti amo, e morirò se tu mi abbandoni” Il giovane Fosforo rispose: “io voglio esser tuo, o amabile fiore; ma allora, come un figlio degenerato, tu lascierai tuo padre e tua madre, tu non conoscerai più le tue compagne, tu vorrai essere più grande e più potente di tutti quelli, che tuoi eguali si rallegrano adesso con te. Il desiderio, che sviluppa adesso in tutto il tuo essere un calore benefico, immergerà ben presto nel tuo cuore mille dardi acuti poichè il senso genererà i sensi, e la voluttà suprema che accende questa scintilla ch’io depongo in te, è il dolore senza speranza che ti farà perire, per germinare di nuovo sotto una forma straniera. — Questa scintilla è il pensiero! “— Ahimè! sospirò il fiore, con tuono lamentevole, nell’ardore che ora mi accende non potrò dunque esser tua? posso io dunque amarti più di quello che ti