rettore Paulmann stesso, li mise tutti di buon umore. Era già tardi, e il registratore Heerbrand prendeva già la sua canna ed il suo cappello, quando il vicerettore Paulmann si avvicinò a lui con mistero, e gli disse: “Non vorreste voi, degnissimo registratore, parlare voi stesso a quel buon signor Anselmo, di.... — infine — di quello che voi sapete.” — “Con gran piacere!” rispose Heerbrand, e quando tutta la compagnia fu seduta in giro, egli cominciò senz’altri preamboli con queste parole: “Vi è in questa città un vecchio singolarissimo e molto notabile; si dice ch’egli pratica tutte le scienze occulte, ma, come a vero dire, queste tali scienze non esistono, io ritengo piuttosto ch’egli sia un antiquario o un chimico che fa degli esperimenti. Io non voglio parlare che dell’archivista privato Lindhorst. Egli vive, voi lo sapete, molto ritirato nella sua vecchia casa in fondo ad una strada remota, e quando gli affari del suo ufficio non lo occupano, se lo trova o nella sua biblioteca o nel suo laboratorio, ov’egli non lascia entrare nessuno. Tra molti libri rarissimi egli possiede un buon nu-