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motto all’orecchio del rettore Paulmann, al che questi rispose con più lunghe parole; ma di tutta quella conversazione lo studente Anselmo non comprese che le frasi seguenti: — “Osservate... giammai... simili accessi.” — Subito il vicerettore Paulmann si alzò e venne a sedere con aria di gravità municipale presso allo studente, e gli prese la mano e gli domandò: — “Come state signor Anselmo?” — Lo studente Anselmo, perdette quasi la ragione, poichè nel suo interno sorgeva una contraddizione insensata ch’egli cercava vanamente di dominare. Egli vedeva chiaramente che quello che avea preso per lo splendore dei piccoli serpenti dorati non era che il riflesso del fuoco d’artifizio, ma un sentimento sconosciuto (egli stesso non sapeva se fosse di piacere o di dolore) stringeva convulsivamente il suo petto; e quando il battelliere sbatteva l’acqua col suo remo e questa quasi furente scoppiava, ruggiva e aggiravasi in vortici, egli udiva, egli, sotto la grossa voce del fiume, un mormorio, un ronzio misterioso: — “Anselmo! Anselmo! non vedi tu come noi nuotiamo sempre davanti a