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da lungi ad un dominio signorile ne1l’Atlantide, per mettermi nella mia casipola; le miserie e i bisogni della vita occuperanno tutti i miei pensieri, mille disgrazie getteranno un denso velo di nebbia sopra i miei occhi, e non potrò certamente vedere mai più il fiore di giglio.”

In quel momento l’archivista Lihdhorst mi battè leggermente sulla spalla e mi disse: “Silenzio, silenzio, onoratissimo signore! non vi lamentate in questo modo! — Non siete voi stato un momento fa nell’Atlantide, e non vi possedete voi una casa a pigione almeno a titolo di feudo poetico? — In generale, la felicità d’Anselmo è forse altra cosa che quella vita nella poesia, alla quale si rivela la santa armonia di tutti gli esseri, come il più profondo mistero della natura?”

fine del vaso d’oro

e del volume secondo