nel nostro seno dimora la tua immagine, e noi la custodiamo con amore, poichè tu ci hai compresi! — Gli uccelli gorgheggiano e cantano in coro: Ascoltaci, ascoltaci; noi siamo la gioja la voluttà l’estasi dell’amore! — Ma Anselmo indirizza i suoi sguardi appassionati verso il tempio che s’innalza da lungi. Le colonne sembrano alberi, i capitelli e le cornici pajono foglie d’acanto, che formano intrecciandosi delle figure e degli ornamenti d’una ricchezza estrema. Anselmo si avanza verso il tempio, egli considera con voluttà il marmo screziato, i gradini coperti da un musco singolare. “No, no!” grida egli nella sua estasi, “ella non è più lontana di qua!” Piena di grazia e di bellezza, Serpentina esce dal tempio, essa porta il Vaso d’Oro nel quale si era innalzato un giglio meraviglioso. Il desiderio e la voluttà brillano nei suoi begli occhi, essa guarda Anselmo, e dice. “Ah! mio amato! il giglio ha aperto il suo calice. — I nostri alti destini sono compiti: esiste forse una felicità eguale alla nostra?” Anselmo la stringe tra le sue braccia con tutto l’ardore della passione più viva. — Il