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di dolore profondo spezzò quasi il suo cuore. Mentre egli non poteva stancarsi di guardare quegli occhi incantevoli, il soave accordo delle campane di cristallo risonò più forte che la prima volta; gli smeraldi piovevano intorno a lui e lo avviluppavano, scherzando d’una rete di luce e d’oro.

Il sambuco si agitò e disse: “Tu ti sei riposato sotto la mia ombra, il mio profumo ti circondava, ma tu non hai compreso: il profumo è il mio linguaggio quando l’amore lo infiamma”. Il vento della sera passò e disse: “Io ho giuocato colla tua capigliatura; ma tu non mi hai compreso: il soffio è il mio linguaggio, quando l’amore lo infiamma”. Il sole passò attraverso una nuvola, e i suoi raggi sembravano stampare in lettere di fuoco queste parole nell’anima d’Anselmo: “Io ti ho circondato di luce e d’oro, ma tu non mi hai compreso; il fuoco è il mio linguaggio quando l’amore l’infiamma!”

E sempre più assorto nella contemplazione di quegli occhi, di quello sguardo incantevole, Anselmo si sentiva divorato da desiderii più vivi e più ac-