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allargarsi, affinchè il petto del prigioniero potesse sollevarsi comodamente. Il suo stato diventava ogni momento meno penoso, ed egli si accorse che Serpentina lo amava ancora, e che era lei sola che gli rendeva sopportabile il suo tristo soggiorno. Egli non si occupò più dei suoi frivoli compagni d’infortunio, e non diresse il suo pensiero che verso l’amabile Serpentina.

Ma tutto ad un tratto, all’altra estremità dell’appartamento, si udì sorgere un mormorio sordo e disaggradevole. Egli conobbe presto che il mormorio veniva da una vecchia caffettiera dalla quale pendeva un avanzo di coperchio, e che era dirimpetto a lui sopra una piccola credenza. Guardandola con più d’attenzione egli vide svilupparsi a poco a poco i lineamenti schifosi d’un vecchio viso di donna, coperto di rughe, e presto egli ebbe davanti a sè la mercantessa di pomi della Porta-Nera. Ella sogghignava e gli rideva in faccia, e gridava con voce chioccia; Eh! Eh! mio bel figlio! — eccoti dunque preso! — te lo diceva bene: tu cadrai nel cristallo, — nel cristallo! — Non te l’aveva