Pagina:Hoffmann - Racconti II, Milano, 1835.djvu/155


— 153 —

la fede e con essa tutto quello che doveva rendermi il più felice tra gli uomini. Ahimè! tu non vorrai più esser mia, il Vaso d’Oro è perduto per sempre, e non potrò mai più contemplare le sue meraviglie! Ahimè io non vorrei più che vederti una volta sola, che udire una sola volta ancora la tua voce dolce e melodiosa, amabile Serpentina!”

Così andava lamentandosi nel suo cocente dolore lo studente Anselmo, quando vicino a lui qualcheduno disse queste parole: “Io non comprendo nulla affatto di quello che volete, signor lo studente, nè perchè voi gemiate con sì poca moderazione.” — Lo studente Anselmo si accorse che accanto a lui sulla stessa tavoletta si trovavano cinque altre bottiglie contenenti tre scolari e due praticanti. — “Ah! signori e carissimi compagni di disgrazia,” gridò egli, “come è mai possibile che voi siate sì tranquilli, dirò anche sì allegri, se bisogna credere alla vostra fisonomia? Voi siete pur rinserrati, com’io, in una bottiglia, e non potete nè movervi, nè pensare a qualche cosa di ragionevole che subito non s’innalzi intorno a voi un rumore ed