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il signor Anselmo, ma lo prega di non mancare di venir domani all’ora ordinaria.” Avendo dette queste parole, egli uscì, e ciascheduno vide chiaramente che quell’uomo così piccolo e così grave non era altro che un pappagallo grigio.
Il vicerettore Paulmann ed il registratore Heerbrand gettarono uno scoppio di risa che fece tremar l’appartamento, mentre Veronica si lamentava e gemeva; ma lo studente Anselmo preso da un orrore insensato uscì al più presto senza saper quello che facesse, e si mise a correre per le strade. Egli trovò macchinalmente la sua dimora. Appena arrivato nella sua camera, egli vide entrare Veronica che gli domandò con aria amichevole e piena di grazia, perchè l’aveva tanto spaventata. Essa gli raccomandò di non bever più all’eccesso e di tenersi in guardia contro i suoi sogni, quando lavorava presso l’archivista Lindhorst. “Buona notte, amico mio, buona notte,” mormorò Veronica mandandogli colla mano un saluto. Egli volle stringerla tra le sue braccia, ma il fantasma era scomparso, ed egli si risvegliò rianimato e ben disposto.