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una liete pressione di mano che fece circolare in tutto il suo corpo un torrente di fuoco. Veronica era l’allegria e l’amabilità stessa; e quando Paulmann passò nel suo gabinetto da studio, ella seppe, con ogni sorta di malizie e di scherzi, volgere a tal punto la testa del povero Anselmo, ch’egli dimenticò tutta la sua timidità, e si mise infine a correre ed a saltare di propria volontà per tutta la camera con quella pazzerella di fanciulla.

Ma ecco che il demonio della goffaggine s’impadronisce di lui: egli urta contro una tavola e ne fa cadere la bella cassetta da lavoro di Veronica. Anselmo la rialza, la molla si era aperta, ed i suoi occhi caddero sopra un piccolo specchio rotondo di metallo nel quale egli si guardò con un piacere estremo. Veronica passò dolcemente dietro di lui: ella mise la sua mano nel braccio del giovane, e stringendosi ad esso ella guardava sopra alla sua spalla nello specchio. Allora sembrò ad Anselmo che sorgesse un combattimento nel suo interno: pensieri, immagini brillavano come lampi e si estinguevano: — l’archivista Lindhorst, Ser-