Pagina:Hoffmann - Racconti II, Milano, 1835.djvu/132


— 130 —

dati dalla vecchia, caro Anselmo, essa ti odia, perchè il tuo candore infantile ha più d’una volta fatto mancare i suoi sortilegj. — Siimi fedele, molto fedele, — la meta non è lontana!”

“O Serpentina! — mia Serpentina!” gridò lo studente Anselmo, “come potrei io non restarti fedele, come potrei non amarti eternamente?”

Un bacio di fuoco sfiorò le sue labbra; egli si risvegliò come da un profondo sonno. Serpentina era scomparsa, le sei sonavano, egli era afflitto di non aver copiato neppure una riga: inquieto di quello che direbbe l’archivista, ei getta gli occhi sulla pergamena, ed oh meraviglia! la copia del misterioso manoscritto era felicemente terminata, egli credette, guardandola più da vicino, egli credette avere scritto il racconto di Serpentina, delle disgrazie di suo padre, favorito del re Fosforo nel meraviglioso paese dell’Atlantide.

In quel momento entrò l’archivista Lindliorst, vestito del suo soprabito grigio chiaro, col cappello in testa ed il bastone in mano; egli percorse la copia d’Anselmo, pigliò una grande presa di ta-