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neri uscirà un nuovo essere, che prenderà il suo volo, e ti sfuggirà per sempre.”

Il salamandro non ascoltò gli avvertimenti del re dei Genii; nell’eccesso della sua passione, egli strinse tra le sue braccia la colubra verde; essa fu ridotta in cenere, e da quelle ceneri uscì un essere alato, che fuggì fremendo per l’aria. La disperazione s’impadronì del salamandro, egli corse, gettando fuoco e fiamme, attraverso a tutto il giardino; la sua rabbia non si calmò finch’egli non lo ebbe devastato: consumati dal suo soffio ardente, i più bei fiori morirono sui loro steli riempiendo l’aria di gemiti. Mosso dalla collera, il re de’ Genii, prese il salamandro, e disse: “La rabbia del tuo fuoco è finita. — estinte sono le tue fiamme, acciecati i tuoi raggi, — cadi adesso, cadi presso gli spiriti della terra; essi t’inseguano colle loro beffe e ti ritengano prigione fino a che il principio del fuoco si risvegli in te e faccia brillare d’un nuovo splendore il tuo essere rigenerato. “Il povero salamandro spento cadde sulla terra, e allora il vecchio e burbero gnomo che era stato il giardiniero di Fosforo, venne a questo e gli disse: