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fuoco che escono di sotto al treppiede; ma agghiacciata dal terrore essa è diventata pallida come un fantasma, e nel suo sguardo immobile, sulle sue sopracciglia rialzate, sulla sua bocca che vuole, ma in vano, gettare un grido di disperazione, tu leggi il suo timore, il suo spavento, essa torce convulsivamente le sue piccole mani sopra la testa, come s’ella implorasse il suo angelo custode di volerla proteggere contro i mostri che stavano per uscire dall’inferno a quella potente invocazione. — E così ch’ella è in ginocchio là, immobile come una statua.

In faccia a lei accosciata per terra vi è una donna lunga e magra, col viso color di rame, col naso ricurvo, cogli occhi da gatto fiammeggianti. Dal negro mantello ch’essa si è gettato intorno sbucano le sue braccia nude e scarnate, essa borbotta sopra quella zuppa infernale, scoppia di riso e grida nella tempesta con voce lugubre.

Io credo bene, o lettore benevolo, che quando anche prima d’allora tu non avessi conosciuta la paura, io credo, dico io, che alla vista di quel quadro di