Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 36 — |
darmi pacificamente come se avesse aspettato che io continuassi ancora a parlare. Io tentai di farlo, ma le parole non venivano più, il filo dei miei pensieri era spezzato, e le mie frasi erano sì incoerenti che non tardai a pormi in silenzio.
Crespel godeva del mio imbarrazzo, e un sorriso ironico e maligno si aggirava sulle sue labbra. Ben presto egli riprese la sua aria grave e mi disse con un tuono solenne. — O giovane! tu mi guardi come uno stravagante, come un insensato; io ti perdono perchè noi siamo rinchiusi nella stessa casa dei pazzi, e tu non t’irriti del credermi io Dio padre se non perchè tu credi di essere Dio figlio. Ma come hai tu osato voler penetrare in una vita che deve restarti straniera, e cercare di svolgerne i fili più secreti? Ella non è più ed il secreto è cessato!
Crespel si alzò e fece molte volte il giro della camera. Io ripresi coraggio e lo supplicai di spiegarmi questo enigma. Egli mi guardò a lungo, prese la mia mano e mi condusse vicino alla finestra della quale aprì le imposte. Egli appoggiò le sue braccia sul balcone, e col corpo inclinato in fuori, cogli occhi fissi sul