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qualche volta questo violino davanti a lei. Antonia lo ascolta con piacere, con troppo piacere!

Il consigliere pronunciò queste ultime parole con una commozione visibile; ciò mi incoraggiò. — O mio caro consigliere, io gli dissi, non vorreste voi sonarlo davanti a me? Crespel prese la sua aria malcontenta, e mi disse colla sua voce cantante e modulata: — No, mio caro studente! e la cosa restò là. Egli mi fece anche vedere mille puerili rarità; infine aprì una cassetta, ne tirò una carta piegata che mi pose in mano, dicendomi solennemente: Voi siete amico dell’arte, accettate questo regalo come una memoria che deve esservi eternamente cara. A queste parole egli mi spinse dolcemente per le spalle verso la porta, e mi abbracciò sulla soglia. A parlare con proprietà egli mi scacciò così in un modo tutto simbolico. Aprendo la carta vi trovai un piccolo frammento del quinto d’una linea di lunghezza: sulla carta si trovavano queste parole: «Pezzo della quinta della quale si serviva pel suo violino il celebre Stamitz nell’ultimo concerto ch’egli diede prima della sua morte.» La prontezza colla quale io era stato congedato, quando aveva parlato d’Antonia, mi fece pensare ch’io non la vedrei giammai; ma non fu così, perchè quando ritornai per la seconda volta dal consigliere, io trovai Antonia nella sua camera; ella lo ajutava ad accomodare i pezzi d’un violino.

L’esteriore d’Antonia non fece sopra di me una profonda impressione, ma non si poteva allontanare lo sguardo da quegli occhi azzurri e da quelle labbra di rosa sì delicatamente ritonde. Ella era molto pallida, ma non appena la conversazione si animava e prendeva una piega allegra, un vivo incarnato si spargeva sulle sue guance, che si animavano di un dolce sorriso. Io parlai con Antonia con uno sciolto staccato e non osservai punto in Crespel quegli sguardi d’Argo del quale mi aveva parlato il professore. Egli restò molto tranquillamente occupato del suo lavoro, e mi parve dare anche alcune volte la sua approvazione al nostro trattenimento. Dipoi io visitai sovente il consigliere, e l’intimità che presto regnò fra noi tre diede alla nostra piccola brigata una aggradevolezza infinita. Il consigliere mi rallegrava molto colle sue singolarità straordinarie, ma era principalmente Antonia che mi attirava colle sue grazie irresistibili e mi faceva sopportare mille cose alle quali, impaziente come io era allora, mi sarei ben presto sottratto. Si frammischiava all’originalità del consigliere una manìa che mi contrariava continuamente, e che spesso mi sembrava del più cattivo gusto; perchè ogni volta che la conversazione cadeva sulla musica e particolarmente sul canto, egli aveva cura