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celebre cantante. Si servì un arrosto di lepre. Io osservai che Crespel separava con cura sul suo piatto gli ossi dalla carne e che s’informò a lungo sulla zampa che la figlia del professore fanciulla di cinque anni gli portò ridendo.
Durante il pranzo il consigliere aveva guardato molte volte i fanciulli con un’aria amichevole. Essi si alzarono alla fine del desinare e si avvicinarono a lui, però non senza timore, nè senza tenersi a tre passi di distanza. Si portarono le frutta e i confetti. Il consigliere tirò dalla sua saccoccia una bella cassetta nella quale si trovava un piccolo torno d’acciajo. Prendendo allora un osso di lepre ch’eegli aveva messo da parte, si mise a girarlo e formò con una prestezza e rapidità incredibile delle piccole scatole, delle palle, dei birilli, dei canestri e mille altre bagattelle che i fanciulli ricevettero gettando grida di gioja. Al momento di alzarsi da tavola, la nipote del professore disse a Crespel. Come sta la nostra buona Antonia, caro consigliere?
Crespel fece un contorcimento spaventoso ed il suo volto prese un’espressione diabolica: