Pagina:Hoffmann - Racconti I, Milano, 1835.djvu/74


— 11 —

tutto quello che si trovava nella camera del professore; egli giunse fino a salire sopra una sedia e distaccare un quadro per osservarlo con maggior comodo. A tavola egli parlò molto e con un calore estremo passando qualche volta da una cosa all’altra senza transizione, sovente estendendosi sopra un soggetto sino ad esaurirlo, ritornandovi continuamente, svolgendolo in mille modi, e abbandonandosi a venti digressioni d’una lunghezza infinita e che tutte riconducevano il soggetto medesimo. La sua voce era ora rauca e stridente, ora bassa e modulata; ma non conveniva mai a quello ch’egli diceva. Si trattò di musica, e si vantò molto un nuovo compositore. Crespel si mise a ridere; e disse con un tuono dolce e quasi cantando: Io vorrei che il diavolo portasse questo maledetto guastatore di note dieci mila milioni di tese in fondo all’inferno.! Poi soggiunse con una voce terribile: ella è un angelo del cielo, è un tutto divino formato dagli accordi più puri! La luce e l’astro del canto! — A queste parole i suoi occhi si riempirono di lagrime. Bisognò ricordarsi che un’ora prima si aveva parlato di una