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xlvii

solo sulla piattaforma gesticola con violenza e va spacciando dall’alto il gergo magico che ha imparato da Copelius e da Spallanzani. Gli spettatori che questa scena aveva radunati in folla al piede della torre cercavano i modi d’impadronirsi di questo furioso, quando Copelius appare subitaneamente fra loro e gli assicura che Natanaele discenderà subito da sè stesso. Egli avvera la sua profezia fissando sul disgraziato giovane uno sguardo di fascinazione che lo fa tosto precipitare da sè stesso colla testa all’ingiù. L’orribile assurdità di questo racconto è debolmente compensata da alcuni tratti nel carattere di Chiara, la cui fermezza, il semplice buon senso e la franca affezione formano un aggradevole contrasto coll’immaginazione disordinata, le apprensioni, i timori chimerici e la sregolata passione del suo stravagante ammiratore.

È impossibile di sottomettere simili racconti alla critica. Non sono le visioni di uno spirito poetico; esse non hanno neppure quella connessione apparente che i traviamenti della demenza lasciano alcune volte alle idee di un pazzo; sono