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straordinario; una specie di quietismo favorevole alle impressioni più caste e più dolci d’un immaginazione poetica; finalmente un’esaltazione non d’altro suscettibile che delle idee più nere, più orribili, più disordinate e più opprimenti.

In certi tempi, al contrario, i sentimenti che esprime il giornale di quest’uomo disgraziato non accusano più che un abbattimento profondo, un disgusto che gli faceva respingere le emozioni che accoglieva il giorno prima colla maggior premura. Questa specie di paralisia morale è a nostro avviso una malattia che affetta più o meno tutte le classi, dall’operajo che si avvede per servirsi della sua espressione, che non ha più la mano solita e non può più adempire i suoi obblighi giornalieri colla sua prontezza ordinaria, sino al poeta cui la sua mente abbandona quando più gliene abbisognano le ispirazioni. In simili casi l’uomo saggio ha ricorso al moto o ad un cambiamento di studi; gl’ignoranti e gl’imprudenti cercano mezzi più grossolani per iscacciare il parosismo. Ma quello che per una persona di spirito sano non è che la sensazione disaggradevole di un