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lo respingesse fuori dal circolo comune degli uomini. Queste circostanze non avevano però niente di così straordinario, come se lo figurava la ammalata sua immaginazione. Citiamone un esempio. Egli era alle Acque ed assisteva ad una partita di giuoco molto animata con uno dei suoi amici che non potè resistere alla tentazione di far sua una parte dell’oro che copriva il tappeto. Diviso tra la speranza del guadagno e il timore della perdita, e diffidando della sua propria stella, pose sei monete d’oro fra le mani di Hoffmann pregandolo di giuocare per lui. La fortuna fu propizia al nostro giovane visionario, ed egli guadagnò pel suo, amico una trentina di federichi d’oro.

Il giorno dopo alla sera Hoffmann si risolvette di tentare la sorte per sè stesso. Questa idea, come egli avverte, non era il frutto di una determinazione anteriore, ma gli fu subitaneamente suggerita dalla preghiera che gli fece il suo amico di giuocare per lui una seconda volta. Egli si avvicinò dunque alla tavola per suo proprio conto e pose sopra una carta i due soli federichi d’oro che possedeva. Se