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In questa descrizione tutto è cupo, vago, incerto, terribile e sublime al più alto grado. La sola citazione degna di essere ravvicinata a questo passo è l’apparizione sì conosciuta del libro di Giobbe: «Fra le visioni della notte, quando il sonno discende sugli uomini, la paura venne ad occuparmi con un tremore che fece scricchiolare tutte le mie ossa. Allora uno spirito passò davanti il mio volto; io sentii arricciare i peli della mia carne, lo spirito era là; ma io non poteva distinguerne la forma; un’immagine era davanti ai miei occhi; il silenzio regnava ed io intesi una voce!»
Secondo queste grandi autorità riesce evidente che le intervenzioni soprannaturali nelle finzioni devono essere rare, brevi e indeterminate. Bisogna infine introdurre con somma avvedutezza degli esseri che sono sì incomprensibili e sì differenti da noi stessi, che non possiamo congetturare da dove vengano, perchè siano venuti e quali siano i loro reali attributi. Da ciò avviene ordinariamente che l’effetto di una apparizione per sorprendente che sia stato dapprima, va sempre indebolendosi, ogni volta che si ha ricorso allo