Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— v — |
“Mille forme diverse cominciano ad affollarsi nella mia memoria; dei fantasmi mi chiamano e mi fanno dei segni di minaccia, io sento delle voci aeree che articolano dei nomi d’uomini ecc., ecc.”
Burke osserva che l’oscurità è necessaria per eccitare il terrore, ed a questo soggetto egli cita Milton come il poeta che ha meglio conosciuto il segreto di dipingere gli oggetti terribili. Effettivamente la sua pittura della Morte nel secondo libro del Paradiso Perduto è ammirabile. Con qual pompa tetra, con quale energica incertezza di tratti, e di colori egli ha tracciata l’immagine di questo re degli spaventi:
Quell’altra forma, se tal nome darsi
Pur puote a ciò che non ha forma alcuna
Distinta in membro od in giuntura, un cieco
Torbo fantasma che sustanza ed ombra
A un tempo stesso rassomiglia, stava
Nera qual densa notte, a par di dieci
Furie crudel, come l’Inferno orrenda,
E un fier dardo brandia: quel ch’esser fronte
In lei pareva, di regal corona
Avea sopra un’immago.1