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iv

sognò qualche cosa di meglio, che quelle favole semplici ed ingenue che oramai i soli fanciulli si degnano di ascoltare, benchè avessero un tempo allettato fra i loro antenati la gioventù, l’età matura e la vecchiaja.

Si conobbe altresì che il meraviglioso nelle finzioni voleva essere impiegato con una grande delicatezza, a misura che la critica cominciava a risvegliarsi. L’interesse che il meraviglioso eccita è per verità una molle potente, ma è più soggetta di un’altra a consumarsi per un uso troppo frequente: l’immaginazione dev’essere stimolata senza essere mai soddisfatta completamente: se una volta come Macbeth, “noi ci saziamo di orrori,” il nostro gusto diventa ottuso e il fremito di terrore che ci cagionava un semplice grido nel mezzo della notte si perde in quella specie d’indifferenza colla quale l’assassino di Duncano giunse a poter udire le più crudeli catastrofi che aveano oppressa la sua famiglia. Gli incidenti soprannaturali sono generalmente d’un carattere cupo, e indefinibile, come le fantastiche immagini che descrive l’eroina di Milton nel Como.