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l’Eufonte risonò per due giorni. Io ho sofferto molto, ma è passato.

— Mi rallegro che l’accidente mi abbia ricondotto vicino a voi. Stringiamo un po’ più la nostra conoscenza. Io non dimoro lungi di qui, se...

— Io non posso andar da nessuno.

— Ebbene, voi non mi sfuggirete; io vi seguirò.

— Allora voi dovete fare alcune centinaja di passi con me. Non volevate voi andar a teatro?

— Io voleva udire l’Armida, ma ora...

— Voi udrete l’Armida! venite.

Noi risalimmo in silenzio la strada di Federico; ci prese vivamente una piccola strada laterale ed appena potei seguirlo, tanta era la sua rapidità, finchè giunse innanzi ad una casa di meschina apparenza. Ei batteva da lungo tempo alla porta, quando finalmente essa si aperse. Andando a tentone nell’oscurità arrivammo ad una scala e giugnemmo fino ad una camera dell’appartamento superiore; la mia guida la rinchiuse con cura. Io udii aprirsi ancora una porta, e bentosto egli comparve con un lume in