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A questo modo egli animò quello scheletro di sinfonia che ci offrivano due violini, e diede loro vita e colorito. Io udiva i suoni teneri e lamentevoli del flauto ne’ suoi tuoni ascendenti, quando è cessata la tempesta dei bassi e dei violini, e che i tonanti timpani conservano il silenzio, io udiva gli accenti rapidi e brevi dei violoncelli e dell’oboè che esprime il dolore finchè il tutti ritornando improvvisamente avesse come un gigante schiacciati tutti i gemiti e i dolci lamenti sotto i suoi passi mossi in cadenza, e risonanti.

La sinfonia era terminata: l’uomo lasciò ricadere le braccia e rimase cogli occhi chiusi, come uno di cui un’applicazione estrema ha esaurite le forze. La bottiglia che si trovava davanti a lui era vuota. Io riempii la sua tazza col vino di Borgogna che mi era fatto portare. Lo invitai a bere; egli bevette senza cerimonia, e vuotando in un fiato il suo bicchiero gridò: Sono contento dell’esecuzione! L’orchestra si è portata bene!

— E non pertanto, io ripresi, non ci è stato dato che un pallido schizzo