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Egli ascoltò l’andante cogli occhi semichiusi e colle braccia incrocicchiate sulla tavola. Con un leggiero movimento del suo piede sinistro, egli segnava le intonazioni, ei sollevò la testa, gettò uno sguardo dietro a sè, distese sulla tavola la mano sinistra le cui dita sembravano sonare un accordo sul pianoforte, ed innalzò la destra nell’aria: era un direttore d’orchestra che dava il segnale d’un’altro tempo. — La sua mano destra ricadde e l’allegro incominciò. Un rossore ardente coperse le sue pallide guancie, le sue sopracciglie si congiunsero tra le pieghe della sua fronte, ed un furore divino dissipò il forzato sorriso che errava sulle sue labbra. Egli retrocedette: le sue sopracciglie si rialzarono, i muscoli delle sue guancie si contrassero di nuovo, i suoi occhi brillarono, un’espressione dolorosa coperse i suoi lineamenti; il fiato gli usciva penosamente dal petto, delle goccie di sudore bagnarono la sua fronte, ed il suo dito alzato annunziò il tutti ed il pezzo d’insieme. La sua mano destra non cessò di battere il tempo; ma colla sinistra cavò il fazzoletto e si asciugò il volto.