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gentate. Esse ombreggiavano due occhi scintillanti, quasi selvaggi a forza di fuoco, due occhi giovanili gettati sopra un volto di cinquant’anni. Un mento graziosamente ritondato contrastava con una bocca severamente chiusa, ed un sorriso involontario prodotto dal movimento dei muscoli sembrava protestare contro alla melanconia sparsa su quella vasta fronte. Alcuni ricci grigi pendevano soltanto dietro alla curva sua testa, ed una larga casacca inviluppava la sua alta e magra statura. Appena i miei sguardi caddero su quest’uomo che egli abbassò gli occhi e riprese la sua occupazione, che la mia esclamazione aveva senza dubbio interrotta: essa consisteva a scuotere con compiacenza da molti piccoli cartocci in una grande tabacchiera del tabacco che bagnava di tempo in tempo con alcune goccie di vino. Essendo cessata la musica, io non potei trattenermi dai dirigergli la parola.
— È una fortuna che la musica taccia, gli diss’io: non era proprio sopportabile.
Egli mi lanciò uno sguardo alla sfuggita, e versò il suo ultimo cartoccio.