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nostra, desiderio infinito, che fino dal nostro primo giorno ci marita col cielo. Volando senza riposo di bellezza in bellezza, divorando i godimenti fino alla sazietà, fino all’ebbrezza più opprimente, credendosi sempre ingannato nella sua scelta, e sperando sempre di raggiungere l’ideale ch’egli seguitava, Don Giovanni si trovò finalmente schiacciato dai piaceri della vita reale, e sprezzando sopra tutto gli uomini, ei dovette specialmente irritarsi contro quei fantasmi di voluttà, ch’egli avea riguardati sì a lungo come il bene supremo, e che lo aveano sì amaramente ingannato. Ogni donna ch’egli tradiva non era più per lui un godimento, ma un temerario insulto alla creatura umana e al suo creatore. Un profondo disprezzo pel modo comune di considerare la vita al di sopra del quale egli si sentiva innalzato, l’allegria ironica e inesauribile ch’egli provava alla vista della felicità ordinaria degli uomini volgari, il disdegno che gli ispiravano la calma e la pace di quelli in cui il bisogno di adempiere gli alti destini della nostra divina natura non si è fatto sentire, lo spingeano a farsi un gioco cru