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pario. — Se egli si alzasse, e Donn’Anna mi comparisse ancora! — Donn’Anna! gridai senza volerlo. Il mio grido si perdette nel vuoto, ma risvegliò gli spiriti degli stromenti dell’orchestra, e ne uscì un accento, debole e singolare, come se avessero mormorato quel nome prediletto. Io non potei trattenermi da un terrore segreto, che però non era senza voluttà.

Ora io sono più padrone delle mie sensazioni, e mi trovo in grado, o mio caro Teodoro, d’indicarti quello che ho creduto di afferrare nel mirabile componimento di quel divino maestro. — Il poeta solo comprende il poeta; le anime che hanno ricevuto la consacrazione nel tempio indovinano sole ciò che resta ignoto ai profani. — Se si considera il poema del Don Giovanni senza cercarvi un pensiero più profondo, se si resta alla superficie della favola che ne forma il soggetto, è appena possibile a comprendersi che Mozart abbia pensata e composta sopra un tale motivo una simile musica. Un buon compagnone che ama a dismisura il vino e le donne, e invita pazzamente alla sua tavola la statua di pietra