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la signora Angela l’aveva tormentato non appena era stata sua moglie. Tutti gli umori, tutti i capricci, di tutte le prime cantanti erano stati uniti, al dire di Crespel, nel piccolo corpo di Angela. Se gli succedeva di voler esprimere una volontà, Angela gli mandava un’armata intiera d’Abbati, di Maestri, d’Accademici, che lo mostravano come l’amante più incivile e insopportabile che avesse mai resistito ad un’amabile signora. Una volta dopo uno di questi temporali Crespel si era rifuggito nella casa di delizie d’Angela ed egli dimenticava improvvisando sul suo violino di Cremona tutti i dispiaceri della giornata; ma ben presto la signora che l’avea seguito da vicino entrò nella sala. Ella si trovava in questo momento in vena di tenerezza, e abbracciando il consigliere essa gli fece dei dolci rimproveri e ripose la sua testa sulla sua spalla. Ma Crespel immerso nel turbine dei suoi accordi continuò a sonare il violino col suo entusiasmo ordinario e accade che il suo archetto toccò leggermente la signora. — Brutto bestione! gridò ella rialzandosi con furore; nello stesso tempo ella strappò il violino dalle