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selli. L’animo grande, e generoso de’ Signori Barberini aggionse a queste ricreazioni il trattenimento di tre Drammi musicali, che fecero recitare sontuosamente nel lor Palazzo alle quattro fontane. La sera dunque dell’ultimo giorno di Gennaro, si recitò primieramente un’opera in musica intitolata il Trionfo della Pietà, o sia la Vita humana. La materia era tutta morale, e molto degna per l’apparato delle scene, che furono vaghe al maggior segno, per la dottrina, e bellezza della compositione, come anche per la soavità della musica, che fu isquisitissima. Rappresentava questo componimento le arti, e gli inganni, con i quali il piacere, e la colpa cercano ogni hora di sbattere l’innocenza, e l’intendimento. Il rimorso della Vita nel secondarli, la costanza nel rigettarli, e la fragilità nel compiacerli. Abbassata una tenda apparve in ombrosa Scena figurata la notte. Cominciò a sorger l’Aurora, doppo a poco a poco il Sole, che illustrò poi con mirabil artificio tutto il teatro. L’Aurora spargendo dall’argentato suo carro quantità di fiori odoriferi, e risvegliati i pastori all’opere, servì di prologo gratiosissimo. Doppo di che rimase in vaghissima prospettiva una Città con due Rocche opposte all’incontro, una dell’Intendimento, l’altra del Piacere, che passarono insieme un dialogo contentioso, cercando ogn’uno abbattere i sentimenti dell’altro. Uscita poi fuori la Vita humana tra la Innocenza, e la colpa, cercò ciascuna di queste di espugnare i sensi