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trasegno dell’animo virile di questa Principessa, che come non lo tiene soggetto alle lusinghe delle vanità donnesche, così dà a conoscere, che i Gran Principi, non risplendono, per il lustro delle loro pompe; ma ben sì per il chiaro delle loro attioni.

Caminava questa Gran Regina in mezo delle guardie Svizzere tutte coperte d’armi bianche, con tanta gratia, & arditezza, che quasi vittoriosa Imperatrice di esserciti, e di debellate Provincie, pareva, ch’andasse tra tanta moltitudine di persone ad un glorioso, e superbo trionfo.

Precedeva la numerosa turba di Palafrenieri della sua Corte, e di quelle de Cardinali. Il Marchese Ippolito Bentivogli Gentilhuomo della sua Camera, seguiva alla staffa, & alle briglie della Chinea della Regina, sempre a piedi scoperto, honorato di discorrere di quando in quando con essa; che con la grazia del parlare, e del gestire incatenava gli animi di quanti l’osservavano.

Dietro veniva la seggetta donatagli da Sua Beatitudine, poi Monsignor Farnese Maggiordhuomo di Nostro Signore, d’indi i Vescovi Assistenti, i Protonotarij Apostolici, Auditori di Ruota, il Maestro del Sacro Palazzo, Chierici di Camera Votanti di Segnatori, Abbreviatori, & altri Prelati tutti vestiti di pavonazzo, ne quali appariva la maestà, & il decoro della Corte Romana. Chiudevano la cavalcata gli Cavaileggieri della guardia Pontificia, armati di corazze, con casacche