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toponendomi perhò a la difesa di prudenti censori, et cum quella pia increpatione che vorano, ad penitentia del mio humano peccato.

Questa mia consorte hebbe nome Francesca, figliuola de Carolo di Bruni, homo che in quilli tempi, essendo molto giovene, floritte de integrità et de li humani studii, quanto altro Bolognese de la sua aetate. Fu in la nostra citate la sua famiglia nobile et antiqua et perillustrata de regii privilegii da Phylippo et da Carolo re de Franza. La pudica matre de lei fu de’ Megivilani et Bargelini, famiglie clare in la cità nostra. Costei a me fu coniuncta, vergene polcella, de anni xviii. Li suoi parenti la poterono maritare ad homini de più condictione et fortuna di me; ma lei, come femina de bona conscientia, non volse, sì perchè le fortune et richeze de quilli tali non erano bene aquisite, et sì perchè in loro intendea non essere bone virtute et beni de l’animo. Ma intendendo