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te splendevano alla Corte degli Estensi e la loro luce irradiava anche la dotta Bologna. Si può anzi dire che sino al 1490 circa, ossia per gran tempo di signoria bentivolesca, l’arte in questa città non fosse esercitata se non dai Ferraresi, e a provare questa asserzione, bastano i nomi di Galasso di Matteo Piva, d’Ercole Roberti, d’Ercole Grandi, di Francesco Cossa e di Lorenzo Costa.

Quanto alla disposizione del libro, come per le Porrettane imitò il Decameron, così per la Gynevera de le Clare Donne seguì l’esempio d’alcuni libri allora assai noti. Lasciando, se si vuole, a parte Le donne famose del Boccacci, nel testo latino e nella traduzione di M. Donato degli Albanzani di Casentino detto l’Apenninigena, non dobbiamo dimenticare la Gloria mu-