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vero parve ben acerbo a lei, che comprese in un momento tutte le sue colpe!
E morì, improvvisamente, di crepacuore. Anzi non mancò chi spargesse la voce che s’era strangolata!
VI.
Così finì la gloria di Ginevra e della casa bentivolesca. Che cosa pensasse di tutto ciò Sabadino degli Arienti non sappiamo. Egli si trovava già a Ferrara ad adulare nuovi padroni e nuovi protettori.
Ma perchè la sua parola non acquisti un po’ di fede allorchè dipinge Ginevra, restano in compenso altri scritti, i quali provano come il ritratto che abbiam fatto di lei non sia per nulla esagerato.
Il Casio scrisse il tetrastico: