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rubini, adamanti, smiraldi, topaci et margarite. Insomma fa d’ogni cosa un po’ senza molta determinatezza. Sempre chiara è però l’allusione a Ginevra e perciò sempre chiara la ragione del titolo. Dopo averlo chiamato sforcesco gynevero, licenzia l’opera con le parole: «O mia opera, illustrata del nome eterno de Gynevera Sforza Bentivoglio, non te ornare de auro, nè de argento, se non de fronde di gynevero, in segno de leticia et pace.»

II.

Ginevra, figliuola d’Alessandro Sforza signore di Pesaro, andò in Bologna sposa a Sante Bentivoglio nel maggio del 1454. Non aveva che dodici anni!

Le feste che si fecero allora per