Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
62 | canzoni ascetiche e morali |
Perché no lo meo cor sempre sospira,
5e gli occhi perché mai finan piangendo,
e la bocca di dir: merzede, Dio,
poi franchezza di core e vertú d’alma
tutta sommisi, ohimè lasso, al servaggio
de’ vizi miei, non Dio, né bon usaggio,
10né diritto guardando in lor seguire,
non mutando desire?
S’eo resurgesse, com fenice face,
giá fora a la fornace
lo putrefatto meo vil corpo ardendo;
15ma, poi non posso, attendo
che lo pietoso padre me sovegna
di tal guisa, ch’eo vegna
purificato e mondo di carne e alma.
Ohi, lasso! Giá vegg’io genere omano,
20che segnoril naturalmente è tanto,
che ’l minor om talenta emperiare;
e ciò, piú ch’altro, i piace, e piú li è strano
d’aver segnor; ché Dio volontier manto
non vole giá ciascun, sí come pare.
25Come poi donque lo minore e ’l maggio
sommette a vizio corpo ed alma e core?
Ed è servaggio alcun, lasso, peggiore,
od è mai segnoria perfetta alcona,
che sua propia persona
30tenere l’omo ben sotto ragione?
Ahi, che somm’è ’l campione
che lá, ov’onne segnor perde, è vincente,
né poi d’altro è perdente;
ché, loco u’ la vertú de l’alma empera,
35non è nocente spera,
né tema, né dolor, ned allegraggio.
O morti fatti noi de nostra vita,
o stolti de vil nostro savere,
o poveri de riccor, bassi d’altezza;