sí como Roma giá fece; e leggero
li era, ch’alcun no i potea star avante.
E ciò li stava ben certo a ragione, 25ché non se depenava per pro tanto,
como per ritener giustizia e poso;
e poi folli amoroso
de fare ciò, si trasse avante tanto,
ch’al mondo no è canto, 30u’ non sonasse il pregio del Leone.
Leone, lasso, or no è, ch’eo li veo
tratto l’onghie e li denti e lo valore,
e ’l gran lignaggio suo mort’a dolore,
ed en crudel pregion miso a gran reo. 35E ciò li ha fatto chi? Quelli che sono
de la schiatta gentil sua stratti e nati,
che fun per lui cresciuti e avanzati
sovra tutti altri e collocati a bono;
e per la grande altezza ove li mise 40ennantir sí, che ’l piagar quasi a morte.
Ma Deo di guerigion feceli dono,
ed el fe lor perdono,
e anche el refedier poi, ma fu forte
e perdonò lor morte: 45or hanno lui e soie membre conquise.
Conquis’è l’alto comun fiorentino,
e col senese in tal modo ha cangiato,
che tutta l’onta e ’l danno, che dato
li ha sempre, como sa ciascun latino, 50li rende e tolle il pro e l’onor tutto.
Ché Montalcino ave abattuto a forza,
Montepulciano miso en sua forza,
e de Maremma ha la cervia e lo frutto,
Sangimignan, Pogibonize e Colle 55e Volterra e ’l paese a suo tene,
e la campana e le ’nsegne e li arnesi
e li onor tutti presi