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annotazioni ai sonetti ascetici e morali 373


215, v. 3: «edoce», cosí il ms. C; B: «adduce». Il Val.: «addoce». Credo che il senso sia: La voce degli strombazzatori del vostro pregio mi colpisce spesso, e bene nel cuore per amor vostro mi insegna ciò che io giudico buono in me, perché spesso adduce l’anima mia a voi, dove io ho preso grande sapore di gioia. E in confronto di quel che mi sembra vivanda («dapo», daps ) d’amore, ogn’altro sapore mi par cattivo e nocivo.


216. Il Mer. riporta questo son. (p. 344) nell’ipotesi che sia diretto allo stesso Messer Don Angelo, priore di Camaldoli, a cui è rivolta la lett. XXVIII.

v. 11: «in despregio», cosí emenda anche il Val.; il ms.: «io despregio».

v. 12: «a voi voi son», cosí il ms., ed è da intendere: vi son tacente di lodarvi, cioè: taccio di lodarvi.

vv. 13 e 14. Cosí il ms.; ed è da intendere: mi fu diviso, impedito di chiedere amore tra noi, ma io chiedo, desidero voi signore e me servente.


217, v. 6. Il senso è: fare a voi le vostre lodi (lodar voi a voi), per quanto ve ne sappia degno, non me lo consentono ragione e sapere.


220. Il Pell., che pone questo sonetto tra quelli d’amore, spiega i primi 6 versi cosí: «Messer Bandino, non mi è grave il peso d’amore, ché anzi ne fui sommamente (?) onorato; ma tuttavia m’aggrada e mi è bello l’avere ‛dislogato’ (liberato) l’anima, il cuore, e il trovarmi ora uomo libero. Quantunque sia detto comune che uomo si anima (?) per forza d’amore, io so dirvi che, da principio a fine, accade tutto il contrario»; ma a questo punto dichiara: «Come poi prosegua il ragionamento, non so vedere». Né so io vedere, se anche non rinuncio a qualche tentativo, pel quale si potrebbe forse intendere: Se n’è giovevole dire, la ragione è nel corpo, per cui lo sento bene e ho ogni cosa al massimo grado. Comodamente ora scende in me e sale la vera gioia, che discende (disomma) da vero bene, cosí che io assai mi appago, se ho appagamento al corpo È ben giusto che in ciò seguiate il sommo voi, a cui non credo che ora piaccia questa canzone, o quest’antifona (salmo). Seguita quell’amare dove mai sale il male.