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annotazioni ai sonetti ascetici e morali | 369 |
v. 14. Il Val.: «E senza lei diparte onne corrutto»; ma non dá senso. Potrebbe infatti spiegarsi: senza lei, cioè senza la scienza, s’allontana ogni pianto? Intendo: senza lei è pianto da ogni parte.
188, v. 11. Il Val. emenda: «e Dio fai tu regnare». Parrebbe debba intendersi: rendi Dio ciò che tu vuoi.
189, v. 3: «demettendo» cioè perdonando. Perdonare al nemico è ciò ch’egli ritiene meritevole, sopra ogn’altro dono di generositá.
v. 9: «an nemici», cioè: anche nemici; il Val.: «annemici», cioè inimici.
v. 12: «A degni»; il ms.: «addegni», come, nel verso seguente: «arricchi». Il Val. però ha: «addegni» che considera come verbo che spiega in nota: «degni, dignaris».
190, v. 8. Potrebbe anche leggersi: «tuoi car’e belle figli’ha’isposate»; il Val.: «Tue care e belle figlie hai tu sposate». Per «tuoi» = tue ogni dubbio è tolto dal «tuoi gioi’» del v. 13.
v. 11: «è ’n lor», il ms.: «ellor», con la ben nota grafia; il Val.: «è lor».
v. 12: «a cui», cioè: in confronto della qual dolcezza celeste quella carnale vale ecc.
191, v. 14: «e miser fort’e vil»; il Val.: «Miser el forte, e vil ecc.»; ma «forte» ha qui, come spesso, valore avverbiale di molto, assai.
192, v. 14: «tutto», è emendamento del Val.; il ms.: «retto».
194, v. 5: «tu’ regna», cioè: i tuoi regni.
v. 13. Il Val.: «Siccome Naso avisò con dottrina», intendendo per «Naso», Ovidio. Il senso è: Tu sei per la dottrina quello ch’è il naso per il viso.
195, v. 14. Intendo: e dove sei, si fa per opera tua un dono buono e vero.
196, v. 14: «ch’è fine», cioè: cui è fine ecc. Per «che» con valore di «cui» cfr. l’analoga espressione nella lettera XIII (Mer., p. 164).
Le rime di Guittone d’Arezzo. | 24 |