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368 nota


v. 11: «de bon solo e d’amore». Il Val. emenda: «debb’uom solo ed amore». Ma il senso è: Se l’uomo fa opera in tutto degna d’onore, non deve chiedere onore, né compierla per questo, cioè per ottenere onore, ma deve compierla solo per rispetto del bene e dell’amore di quello che dá grazia nell’operarla, cioè dell’intimo piacere che si prova solo ad operarla.


184, v. 4. Intendo: se la gola o la carne o altro vizio induca a villania, sempre la codardia ha assoggettato e conculcato l’uomo. Si potrebbe anche dividere: «ha dessa», rimanendo il senso invariato.

v. 12 sgg. Il senso è: questo vizio è piú comune tra i superbi che tra la bassa gente. Ma quanto piú uno è altolocato, tanto piú, se consideri, è il servo piú vile tra i servi dei conservi.


185, v. 9: «che dea rendendo», cioè: che deve rendersi.


186, v. 5. Intendi: sempre, in ogni tempo, con te la perdita fu un vantaggio, l’onta un onore, e ogni noia fu una gioia.

v. 7. Il ms.: «Pregio forte ebonomo addue»; il Val.: «Pregio forte né buon uomo tuo addue». La doppia «d» di «addue» non deve trarre in inganno: ha lo stesso valore grafico che «ebbono» e «eppregio» del verso seguente; ugualmente l’«e» finale è epitetico, come in tutte le altre parole in rima: «vertue, tue, fue». Ne deriva questo senso: al di fuori di te, senza di te, dove («du») l’uomo ha pregio e buono? E viceversa con te dove può mancare buono e pregio?

v. 12 Il ms. «Come esouente rei rubalti», lezione evidentemente mutila. Se «rubalti» vale ribalti, rovesci, si potrebbe emendare: «Come bene e sovente ecc.», oppure, come ha fatto il Val., «Come e sovente tristi e rei r.».


187, v. 1 segg. Il Val.: «Di vertude scienzia... Merto avan’ tee; ecc.» e spiega «avan’ tee»: «innanzi a te». Credo che debba intendersi: Eccoti qui, t’è davanti il merito della virtú di scienza, di cui nessuno può stimare il grande potere e valore, perocché il sapere vuol condurre, guidare ed illuminare tutte le virtú. E dico che poco vale ogni virtú ed ogni bontá, dove bene scienza non appare.