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annotazioni ai sonetti ascetici e morali | 359 |
141, v. 20. Per raggiunger la misura occorre pensare ad uno iato; altrimenti si potrebbe integrare il «sí» in «cosí».
142, v. 1 segg. Il senso è: Come è disonorato l’ignorante e quello specialmente che piú si reputa saccente, se crede di comprendere ogni giudizio divino e di stimare subito cattivo ciò di cui nel suo sapere non sa rendersi conto, cosicché dice iniquo Iddio e perde la fede! Al v. 5 il ms. ha «manente», cioè: possessore, ricco; la correzione è imposta dal senso e dalla misura. Al v. 6 il ms. ha: «iniquico eperde», che sarebbe da risolvere: «iniquo, co’e’ perde»; ma il verso risulterebbe ipermetro.
v. 8: «te scerne», cosí il ms.; ma potrebbe anche congetturarsi «decerne». Il senso è il medesimo: Vedi, o uomo superbo e sconoscente, se la mente, anche quella che meglio vede, ti può giudicare ogni opera umana: essa di consueto giudica bene il male e viceversa.
vv. 11-12. Intendo: se la mente umana non sa giudicare le opere dell’uomo, come dunque tu schernirai in tal modo (cfr. v. 6) le persone divine? Il Val. accoglie per «sí gente divine» la spiegazione del Salvini: «cosí gentili opere divine».
v. 14: «non»; la parola manca nel ms Sembra però necessario integrare il verso e mi pare non si possa far meglio che pensando a un monosillabo, come «non», o «giá» piuttosto che emendare, come fa il Val. «pensarlo» in «pensarselo».
143, v. 5: «comperati», cioè: redenti, riscattati col suo sangue.
v. 17. Sará esatta la lez.? Il ms.: «eccifa sol ragionom debitore». Forse è da intendere: e soltanto ragione — non il sentimento spontaneo, l’amore, di cui ha detto sopra — fa che l’uomo sia debitore? Come dire: E si deve proprio ricorrere al ragionamento per capire che l’uomo è debitore?
144, v. 7 segg. Intendo: Ancorché («tutto», cioè: tutto ché) tanto è brutto, ogni parte viziosa è quasi gioiosa a confronto di quello in cui è radicato l’odio; sovente in ogni altro vizio c’è («posa», cioè: risiede) qualcosa che è grata, favorevole, utile al corpo e al potere e accresce lo stato di ciascuno; nel vizio dell’odio invece muore («pere») il corpo e l’anima e il potere, ecc.
v. 21: «se ’l po». Il Val.: «s’el può». Intendo: Se qualcuno si vanta di accrescer nell’odio il suo avere, la sua ricchezza, se la tenga, se la può tenere.