Pagina:Guittone d'Arezzo – Rime, 1940 – BEIC 1851078.djvu/343


annotazioni alle canzoni ascetiche e morali 339


concordemente al penultimo verso della strofa hanno una rima in «otto» che resta isolata. Si presentali come possibili due emendamenti: o si espungono i due versi 40,41 (la coppia «paradiso: ucciso») e si cambia al v. 49 «a un(o) sol botto» in «a una sol botta»; oppure si espunge la coppia seguente: «tutta: addotta» (vv. 42, 43) rimaneggiando il v. 49 cosí: «ma tutti ad un sol botto ha vizio auciso». Il Val. conserva la coppia «paradiso: ucciso», ma corregge del pari il v. 49 in questo modo: «ma vizio ancise tutti a una sol botta». Può darsi che allo stesso Guittone sia sfuggita codesta irregolaritá metrica, ma può anche pensarsi ad una aggiunta. Comunque ho conservato i due versi 40-41, ponendoli tra parentesi quadra.

v. 51. Il senso è: solo il peccato è male e solo la virtú è bene; «che» vale: fuorché.

v. 54. Cioè: cosí come ogni cosa è resa penosa dal vizio.

v. 55: «è»: cosí A C; B invece legge: «a», donde la lez. del Val.: «Solo a vertú di Dio lo gr. st.». Potrebbe anche interpretarsi l’«a» di B come verbo: la virtú ha, occupa, tiene lo stato di Dio; ma come preposizione non dá senso. Tuttavia mi sembra che qui si dica che lo stato di Dio è virtú e ch’Egli nella virtú creò e nella virtú governa cielo e terra.

v. 58 seg. Cioè: la virtú essa sola premia nell’uomo l’onore e l’amore. La lez. di A: «merita en amore» condurrebbe a quest’altro senso: è la sola che nell’uomo premia l’onore in Dio, dá premio all’onore nell’amor di Dio.

vv. 97-98. I mss. danno i due ultimi versi della strofa in questo modo: «odio, brobio, dannaggio ed onne rio (A B: reo) per diletto ch’è van, brutto e mendio (A: mendico). Ma la rima del v. 97 deve secondo lo schema metrico concordare con la coppia: «nemico-amico» dei vv. 90 e 91. Perciò il Val. che lascia i versi nell’ordine dato dai mss. e accoglie la lezione «mendio», introduce l’emendamento: «... dannaggio, ogni reo dico». Ho ritenuto partito migliore per evitare l’imperfezione metrica, cambiare l’ordine dei due versi, dando la preferenza al ms. A per la lezione «mendico», che varrebbe: «deficiente, miserabile» (e per questo concetto di miseria cfr. il v. 113), laddove «mendio» significherebbe: «mendoso, vizioso».

v. 99: «Molti ghiotti son, molti; ma...». È la lezione di A; gli altri mss., seguiti dal Val.: «Molte genti son matte, e...». Certo senza l’ «e» in luogo di «ma» si ha un’ipermetria incor-