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annotazioni alle canzoni ascetiche e morali 333


v. 29 segg. Intendo: essi intanto non debbon compiere quegli uffici («misteri» = ministeria) propri degli uomini del secolo, uffici che recan sempre acerbo tormento, perché ognuno ecc.

v. 54 segg. Intendo: dopo («poi») il tormento dura eterno, ché non suole fallire; né, d’altra parte, fallisce la gioia dilettosa dei servi di Dio.

v. 60 segg. Il senso è: Qui, in questo mondo, non senza gran tormento possono avere solo molto poco di bene; appresso, nell’altra vita, possono accorgersi se hanno buona ventura, se cioè si può considerar fortuna e bene perder quella ricchezza, ch’è d’un valore indicibile e che senza fallo dura eternamente. Colá dove non potranno aver rimedio alcuno degli eterni tormenti, lá sará conveniente aver potere. Oh Dio, come mi sembra terribil cosa fuggire il bene per dar ricetto al male!

v. 71 segg. Ad Orlando da Chiusi son dirette anche la canz. XVIII e la lett. XXI (Mer., pp. 263-278). Il senso del commiato, attraverso una non facile ricostruzione del testo, parrebbe possa essere il seguente: Ser Orlando da Ch., l’avere vi tiene in modo, che non vi allontanate punto dal suo piacere; per amor d’apparenza, perché abbiate a far buona figura, esso vi fa favorire e il mondo e Dio e vi fa dare a ciascuno la sua parte e ciò che basta in ogni cosa, cosí che vi fa ben stare al piacere di ciascuno. — Di fronte dunque a quelli che han posto ogni loro desiderio nei malvagi piaceri del mondo e, d’altro lato, a quelli che han posto in Dio ogni intendimento, Ser Orlando starebbe nel giusto mezzo, con un equilibrio che il poeta né loda, né disprezza. — Ma si potrebbe ottenere un senso completamente diverso accogliendo altre lezioni.

XLV. Si tratta probabilmente d’un frammento di canzone, di cui restano l’ultima strofe e il congedo.

v. 6: «mistero», cioè: l’ignoto, l’inesplorato, il difficile, perché soltanto questo incita il cuore a valere, e senza di questo anche il piú valoroso l’ozio avvilisce, cioè si avvilisce nell’ozio.

v. 11: «u’ non misteri». Il senso mi par questo: ove non sia l’ignoto, come potrebbe apparire il sapere? Solo nelle cose difficili ed oscure il savio può mostrare il suo valore, separando il vero dal falso, il buono dal cattivo. Cosi prodezza non avrebbe valore, se non ci fosse qualcuno con cui contrastare, né senza il contrario avrebbe valore la pazienza o la bontá. Dove non c’è il male non