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annotazioni alle canzoni ascetiche e morali 331


e altrettanto discreto e retto quanto grande, sarete dunque indiscreto solo verso Dio, ben meritando e ricevendo grazie lá dove non c’è merito? Reputo vili, vani e vergognosi tutti i pregi di chi non è buono verso di Lui, che è sperimentato tanto buono; e chi è verso di lui buono, esso ha tranquillamente («queto») tanto buono quanto deve avere. Il brutto deturpa tutto e piú il bello. Perciò, di grazia, guardatevi di non deturpare e compiacetevi di gradire le grazie e i piaceri suoi, almeno quanto quelli degli altri; e non lo schivate, dal momento che vi vuole. Esso vi ha fatto molto di buono, ed ora fa anche cosa migliore, poiché vi ha di buon amore seminato nel cuore il meglio del bene. Coltivatelo bene; ma, poiché avrá molte contrarietá, temo che debba morire, se non lo collocate bene.

v. 30. Il v. dovrebb’essere settenario; e potrebbe emendarsi: «ché lo migliore amore».

XLII. v. 1. «Messer Petro ecc.». Il Torraca, Per la storia lett. del sec. XIII, nella Rass. crit. d. lett. it., X, 1905, precisa che Pietro fu legato apostolico della Massa Trabaria nel 1279 e della Romagna dal 1289 al 1291.

v. 15. Cosí il ms.; ma sará possibile una simile costruzione, nella quale «magno» dovrebbe riferirsi a «voi»? Il Val. perciò, spostando l’«in», legge: «Voi pregeria in se. e virtú magno?».

v. 20: «rimagno», cioè: mi trattengo, mi astengo.

v. 23. Intendo: similmente non debbo dire il fedele amore ecc.

v. 33: «guaimenta». Il Val. legge: «e poi voi guaim.», cioè: e, poiché vuole, grida. Riferisce infatti la glossa del Sav.: «guaimentare spiegherei guaiolare, proprio di donna, che volendo partorire non può». Ma secondo la lez. del ms. «guaimenta» non è verbo, e penso significhi: lamenti, lamentele.

XLIII. v. 1 segg. Il senso è: Sovente vedo un qualche esempio, pel quale mi sembra che nulla sia da uguagliare all’onore. Perciò stimo saggio chi sopra ogn’altra cosa lo considera in sé, che esso vi stia.

v. 17. Nel ms. B, seguito dal Val., la stanza 3a precede a questa. M’attengo ai mss. A e C, perché la loro lez. è conforme all’ordine della trattazione, chiaramente espresso nei vv. 11-16.

v. 19: «avene» ha qui valore di: conviene, piace; nel v. prec. vale invece: avviene, deriva.