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annotazioni alle canzoni ascetiche e morali 329


v. 43. Intendi: e dai morti, risorti, fece dire la tua virtú.

v. 49: a chi molto ama poco sembra il far molto.

v. 52 segg. Intendo: il grande messaggio da grande a grande su di un grande affare doveva essere di uno dei maggiori cherubini.

v. 60 segg. Ogni animale desidera il suo simile e similmente desidera Dio chi si sforza di somigliargli; per cui tu che ti sforzasti ecc.

v. 67: «c’è sorgrande ecc.»: ce n’è una di prova stragrande e straordinariamente maggiore d’ogni altra e soltanto tua, che è maggiore e maggiormente perché mise in te ciò che fu in lui la cosa maggiore e migliore, cioè le sue piaghe.

v. 73. Il Val. emenda: «la via ch’ha a tener uomo». Intendo: la via, o uomo, sí è il tuo dentro, il tuo intimo.

v. 79: «piova». Il Val. emenda: «prova», ma si allude propriamente al miracolo della pioggia, di cui nella Bibbia, III Regum , XVIII.

v. 91: «a segno». Il ms.: «assegno», cioè: a ssegno, a segno, per il ben noto e frequente raddoppiamento grafico. Il Val. però non vede qui una locuzione avverbiale che significa: a perfezione; e crede che «assegno» equivalga a «segno». Ma l’oggetto di segnare è «ponto»; e come potrebbero essere ad un tempo e «ponto» e «assegno»?

v. 100: «parlatrici, e a bon». Il ms. «parlatrice abon», cioè: «parlatric’e a b.». L’«i» sarebbe, penso, caduto per un fenomeno grafico; e perciò non esito a restituirlo. L’espressione «a bon» vale: «nel miglior modo»; non le fece dunque soltanto parlare, ma parlare nel miglior modo.

v. 110: «pol», lo può? Il Val. spiega: puoilo; forse è da intendere: non può (pole) dirsi vero cristiano.

v. 134. Il senso è: sforzarci (pugnare) di seguire con ogni devozione te ed i tuoi.

v. 138. L’interpretazione dell’ultimo verso è ardua. Il ms.: «dea no chenon finire so cominciare». Il Val. evita la difficoltá rifacendo il verso di sana pianta: «Come si converrea a vostro pare». L’emendamento proposto («degno» invece che «dea no») conduce, con un certo sforzo, a questo senso: piaccia a te e piaccia ai tuoi perdonarmi se non vi ho lodato degnamente, perché non so finire il cominciare cioè ciò che ho cominciato.