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che viceversa sono in generale designati da «infermo», mentre gli altri aggettivi chiariscono altri aspetti della sua miseria. Non si capisce bene peraltro il valore di «in loco» (la lez. «loco» di I indurrebbe a pensare ad una espressione avverbiale: «colá») e mi decido a sostituirlo con «ingrotto», dato da A, che rinforza il concetto dell’infermitá, anche perché cosí si hanno due aggettivi per l’infermitá e due per la miseria.

v. 11: «vanito». Così tutti i mss., eccettuato A, che legge «vameo», forse per «vaneo»,da «vaneare», e quindi senza divergenze di senso. Il Torraca congettura «aunito» (prov. «aunit»), disonorato; ma non vedo ragione alcuna per allontanarsi dai codici, che con la loro lezione esprimono un’efficace progressione: fuor di strada, fuor dei sensi, fuor della vita.

v. 13. Intendo: il male a chi imprende a farlo è tanto peggiore quanto piú è gradito, perché si cerca un rimedio al male che, fuori d’ogni gradimento, ci colpisce, ma il male gradito, piacevole nuoce senza rimedio, rovina tutto e non trova farmaco se non nella pietá divina. Cfr. anche Eg. Guitt., p. 30.

v. 26. Intendo: Tra le altre mie pazzie vi fu che poetai d’Amore, o meglio di «disamore», cioè del contrario d’Amore e lo amai.

v. 41 segg. Cioè: quanto piú fu brutto il luogo d’allora, tanto piú mi è piavevole d’essermene allontanato. Accetto perciò la lez. di A: «fue» di contro agli altri mss. che hanno: «fui».

v. 50: «sbaldisca», anche qui, come al v. 2, i mss. B C I hanno: «conforti». Dopo le ragioni della vergogna e del dolore sono ora esposte quelle dello «sbaldimento» e della gioia: ciò che fu noia è piacere, prima la vita fu dura, «croia», ora è bella, invece dell’amore adultero ho «compiuta amanza» e dalla completa abiezione è derivato onore; da un luogo mondano è passato alla santa religione e dall’inferno, dov’era, spera di ottenere la delizia intera ed eterna del cielo.

v. 62: «laido ostale»; cosí i mss. B C I; A invece: «male ostale». Si noti che il ms. A anche al v. 7 sostituisce a «laido» altro aggettivo. Cfr. Eg. Guitt., 11, n.

v. 63. Intendi: non è ancor sufficiente che voi doniate e che io prenda, cioè: ho ancor bisogno del vostro aiuto.

v. 76: «tel», cioè: lo tiene, lo giudica da meno.

v. 81. Credo che il senso sia questo: e fornitemi per voi quel po’ di bene che ogni uomo può fornire quando non pecchi. I mss.